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Cos'è un ASPIM

ASPIM (Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo) o SPAMI (Specially Protected Areas of Mediterranean Importance) sono zone marine e costiere caratterizzate da un elevato grado di biodiversità, habitat di particolare rilevanza naturalistica, specie rare, minacciate o endemiche. Tali siti possono rivestire importanza dal punto di vista scientifico, estetico, culturale o educativo e per essi deve essere assicurata capacità di gestione tale da garantirne la salvaguardia.

All’interno del protocollo relativo alle ASPIM sono inserite liste di specie a rischio di estinzione o la cui raccolta andrebbe limitata.
La presenza, costante o occasionale, di un gran numero di queste specie in un area marina protetta la rende potenzialmente un’ASPIM.
Quindi, l’abbondanza di specie elencate nelle liste del protocollo ASPIM, segnalate in un’Area Marina Protetta, facilita, da parte degli esperti, il rilascio del riconoscimento dello status di ASPIM.

L’iter per ottenere il riconoscimento passa proprio dall’attivazione di attività di studio scientifico sistematico e di monitoraggio degli habitat, che consentano di stilare gli elenchi delle specie sia di flora che di fauna, necessari per definire il grado di biodiversità del sito in oggetto.

Lo status viene mantenuto attraverso il costante monitoraggio e salvaguardia delle specie individuate negli elenchi, perché essere ASPIM aumenta la responsabilità di controllo dell’ambiente, allo scopo di salvaguardare le specie ASPIM e gli habitat in cui molte di esse vivono e si riproducono.

Il monitoraggio di alcune specie non è per nulla facile, ed eventuali alterazioni nelle popolazioni possono essere indipendenti dalla tutela e legate a cicli periodici o ad eventi eccezionali (ad esempio: riscaldamento anomalo delle acque marine). Inoltre le azioni di controllo devono essere maggiori e più accurate laddove le Aree Marine Protette ricadono in zone prossime ad aree antropizzate o siano oggetto di intense attività antropiche (pesca, nautica da diporto, ecc.).

Il riconoscimento dello status di ASPIM viene rilasciato dal Regional Activity Centre for Specially Protected Areas (RAC-SPA), con sede in Tunisi, organismo creato nel 1995 fra i Paesi che hanno stipulato, nell’anno 1976, la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo dall’inquinamento.

È questo centro, definito anche CAR/ASP dell’UNEP, che definisce e mantiene la lista delle ASPIM, vagliando nuove domande e “promuovendo” le aree protette meritevoli del riconoscimento.
UNEP è Il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente che svolge le funzioni di segretariato nel quadro dell’attuazione della Convenzione di Barcellona. Si occupa tra l’altro della convocazione e preparazione delle riunioni e del coordinamento.
La prima area marina protetta italiana che ha conseguito lo status di ASPIM è stata quella di Portofino nel 2005. Ancora prima lo status era stato riconosciuto al Santuario dei Cetacei, che è un area marina protetta internazionale.

Obbiettivi

L’obiettivo fondamentale di un’Area Marina Protetta di Interesse Mediterraneo è quello di mantenere inalterate le condizioni che ne hanno consentito di ricevere il riconoscimento.

In ogni caso l’obiettivo di tutela prevede un lavoro difficile e oneroso, che dovrebbe portare, con il tempo e al netto di imprevisti, ad un miglioramento delle condizioni ambientali, con l’aumento nel numero di esemplari delle specie elencate negli Annessi ai protocolli.

Per giungere a tali obiettivi è fondamentale la salvaguardia degli habitat che ospitano le specie stanziali.

Alcune specie sono comunque migratrici o occasionali; in questo caso gli habitat rivestono un ruolo ancora più importante come attrattori. Molti degli uccelli elencati nelle liste sono attirati dalle foci dei fiumi, mentre i tursiopi possono visitare i fondali dove prospera la biocenosi coralligena, perché ricchi di cibo.

Esistono poi una serie di attività che possono portare indirettamente alla maggior tutela, come quelle informative, divulgative, didattiche ed educative, necessarie per formare una “coscienza ambientale” nei fruitori di tutte le età e nei gestori di attività che ricadono nelle aree protette (pescatori, balneari, ecc..) e, più in generale, anche in tutti i cittadini, in considerazione del fatto che la natura è un bene comune da salvaguardare insieme.

Storia

Uno dei primi passi per la tutela del mondo marino si è concretizzato con la Convenzione di Barcellona del 1978, ratificata dallo Stato Italiano con legge 21 Gennaio 1979 n. 30, relativa alla protezione del Mar Mediterraneo dall'inquinamento.

Di seguito, nel 1995, la convenzione è stata modificata ampliandone in termini geografici la “zona di influenza” che, oltre al mare, include oggi le aree costiere. È così diventata "Convenzione per la protezione dell'ambiente marino e la regione costiera del Mediterraneo".
Il motivo fondamentale che ha reso necessaria l’emanazione di una convenzione dedicata nello specifico al Mediterraneo e alle sue coste, trova conforto nella ricchezza di specie e di habitat di questo mare, tra i più ricchi di biodiversità al Mondo.

Dalla Convenzione di Barcellona derivano sette Protocolli redatti in tempi diversi. Uno di essi, emanato nel 1995 è relativo alle Aree Specialmente Protette e alla Biodiversità in Mediterraneo (Protocollo ASP). Al suo interno viene prevista l'istituzione di Aree Speciali Protette di Importanza Mediterranea (ASPIM), anche al fine di promuovere la cooperazione nella gestione e conservazione delle aree naturali, così come nella protezione delle specie minacciate e dei loro habitat.
In generale il protocollo ASPIM prevede l’istituzione di aree protette particolari che possano garantire la conservazione della biodiversità del Mar Mediterraneo, sia a livello di ecosistemi e habitat, che di specie.

I paesi aderenti al Protocollo si sono impegnati a:

mantenere in buono stato di conservazione la flora e la fauna marina;
garantire la massima protezione alle specie elencate negli annessi del protocollo;
sviluppare Piani d’Azione Nazionali che garantiscano la conservazione delle specie protette.

Il protocollo ha rappresentato l’evoluzione rispetto alle precedenti norme perché ha incluso nella protezione un grande numero di specie fino ad allora non tutte considerate bisognose di tutela.

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